Nel 2025 i produttori di laptop economici continuano a montare display vergognosi: l’assurda strategia per contenere i costi

persona sul divano con il notebook

Invece di proporre prodotti concreti che soddisfino le esigenze dei consumatori, i produttori che commercializzano laptop di fascia bassa continuano a risparmiare sui display, proponendo un’esperienza d’suo vergognosa e indegna della nostra epoca.

Se siete il tipo di persona che ogni tanto si trova a fare shopping con l’intento di comprare un pc portatile che costi poco, ma che sia decente per essere usato da bambini o ragazzi, o magari da un genitore o un parente anziano, vi sarete resi conto di una cosa: quasi tutti i prodotti che potete acquistare montano display vergognosi, provenienti da un’altra epoca.

Beh, direte allora, non è nulla di eclatante: se il pc è economico, non possiamo aspettarci grandi prestazioni. Vero, ma il punto è che nemmeno i prodotti di fascia media e medio-alta sono risparmiati da questa piaga: ci sono portatili sul mercato che costano più di 700 euro che ancora sfoggiano display che coprono a malapena il 45% dello spazio colore sRGB. Sì, avete letto bene: il 45%, quando il 100% dell’sRGB sarebbe il minimo sindacale per avere uno schermo utilizzabile, non dico per produrre media, ma per fare lavoro d’ufficio. E la cosa incredibile è che molti di questi prodotti pubblicizzano tra le caratteristiche rilevanti la presenza di uno schermo IPS: peccato che a vederli, questi IPS, sembra che qualcuno abbia preso un quadro e ci abbia gettato un paio di secchiate d’acqua, tanto i colori sono spenti e slavati. Per non parlare dell’angolo di visione, che per quanto migliore di quello di un vecchio TN, ancora non permette di regolare l’inclinazione del monitor senza alterare in modo nettamente percettibile la resa cromatica.

Insomma, sembra proprio che i produttori abbiano cercato di risparmiare sui display per aumentare margini. Ma non è solo una questione di margini: è importante infatti considerare il modo in cui i pc vengono venduti e spinti sul mercato. Se oggi chi compra un telefono guarda tra i parametri più importanti per la scelta fotocamere, display e archiviazione, lasciando le prestazioni in secondo piano, nell’acquisto di un computer portatile l’acquirente medio guarda processore, memoria e archiviazione, dimenticandosi completamente di valutare tastiera, trackpad, audio, qualità costruttiva, portabilità, porte, raffreddamento, webcam, microfoni e, ovviamente, display. Figuriamoci la durata della batteria.

Così, persone che useranno il portatile al massimo per scrivere documenti e guardare Netflix, saranno portate a scegliere il modello da acquistare sulla base di quei tre parametri di cui sopra, senza minimamente preoccuparsi del tipo e della resa dello schermo. E finiranno per spendere molti soldi, anche più del necessario, per prestazioni che non sfrutteranno mai, ma poi si accorgeranno che le loro serie su Netflix non si vedono poi tanto bene. Di fatto, per molti acquirenti sarebbe molto più importante avere un buon display, un buon audio, tastiera e trackpad, piuttosto che avere qualche gigabyte di ram in più o un processore più veloce. Di conseguenza per portarsi a casa un buon prodotto, che sia un bel pacchetto completo, bisogna spesso ripiegare su un modello premium, portandosi anche a casa prestazioni che magari non servivano e che pesano sul prezzo finale.

Pare allora che il consumatore si stia facendo del male da solo e che il mercato lo assecondi, perché chi lo fa fare ai produttori di investire in comunicazione per spingere i propri clienti a comprare un prodotto più adatto alle loro esigenze, se poi non c’è un ritorno in pecunia? Per la serie: se l’approccio attuale funziona e porta profitti, perché mai cambiarlo?

 Eppure qualche produttore interessato a far valere queste ragioni c’è, e non bisogna stupirsi che si tratti di player che hanno già molta esperienza nel mondo degli smartphone, ma con un ruolo relativamente di nicchia nel mondo dei computer.

Uno di questi è Samsung, che con la sua serie Galaxy Book offre prodotti veramente a fuoco per l’utente comune, che non cerca prestazioni al top, ma vuole un portatile piacevole da usare nel complesso. Samsung ha deciso che tutti i suoi portatili devono avere display, audio, tastiera e trackpad godibili; devono poi essere solidi e con una discreta durata della batteria. Combiniamo questi elementi e abbiamo la ricetta per prodotti adatti alla gran parte di quegli utenti che oggi si trovano a spendere 700 euro per un portatile Windows nella speranza di avere buone prestazioni, per poi trovarsi davanti ad un display slavato e a una batteria che dura a malapena 5 ore. Inutile dire che questi laptop, per cui le persone spendono anche cifre medie o medio-alte, finiranno per essere abbandonati in un cassetto la maggior parte del tempo, proprio a causa della loro scarsa godibilità. Esattamente il contrario dei Galaxy Book, che non faranno registrare punteggi particolarmente alti nei benchmark, ma grazie a una batteria che dura, a un bel display e a un prodotto nel complesso ben fatto, saranno usati per molto più tempo e con molta più soddisfazione da una persona senza esigenze specifiche e che con il laptop fa un po’ di tutto.

Un altro produttore che ha seguito ancora da prima la strada di Samsung è stata Huawei, che con la sua serie Matebook offre dei notebook concreti proprio come Samsung, ma parte addirittura da un prezzo più basso: con un budget attorno ai 500 euro un consumatore può ottenere un portatile Huawei che probabilmente riuscirà a godersi molto di più rispetto a modelli più costosi di altre marche, che hanno sì prestazioni anche di molto superiori, ma che non offrono la stessa esperienza nei punti chiave già abbondantemente menzionati che interessano all’utente che con il computer non fa nulla che richiede prestazioni, ma si limita a svolgere lavori di ufficio e svago.

Che queste e altre aziende con la stessa filosofia facciano scuola, allora, perché sono la dimostrazione che offrire prodotti in grado di soddisfare veramente le esigenze delle persone è possibile e conveniente per tutti: ed è molto meglio che dire “si è sempre fatto così”.

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