Lunar Lake sta arrivando, e sarà la base della rinascita di Intel
Dopo anni di difficoltà e passi falsi alternati a pochi momenti di successo, Lunar Lake ha finalmente tutte le carte in regola per diventare la base su cui Intel potrà costruire la propria rinascita e il futuro del personal computer.
Da pochi giorni si è concluso il Computex 2024: erano anni che non si vedeva un Computex così ricco di novità e annunci interessanti, dalle nuove APU di AMD ai PC Copilot Plus e, ovviamente, Lunar Lake.
Lunar Lake è la nuova architettura dei processori - anzi, dei SoC - che Intel rilascerà alla fine dell’anno, e ed è un’architettura diversa da tutto quello che abbiamo visto fino ad oggi e che finalmente risolve tutti i problemi che Intel ha avuto ultimamente.
Per tutti i passati dieci anni la storia di Intel è stata complicata: la difficoltà nello sviluppo del nodo a 10 nm, rimandato per un intero lustro, fino al 2019, ha rallentato l’aumento prestazionale dei processori Intel proprio nel periodo in cui AMD aveva trovato il modo di essere competitiva con i suoi processori Ryzen. Poi Intel era corsa ai ripari aggiungendo core alle sue CPU e lavorando sul clock, ma è stato subito chiaro che senza il passaggio a un nodo più evoluto dei 14 nm, le prestazioni sarebbero aumentate solo in seguito a un incremento dei consumi e delle temperature. Quando poi Apple con il suo Apple Silicon ha preso tutti in contropiede con un rapporto prestazioni/consumi formidabile, Intel è corsa ai ripari una seconda volta con il lancio di Alder Lake, la prima architettura big.LITTLE dell’azienda, quindi basata sulla combinazione di core ad alte prestazioni e core ad alta efficienza. Alder Lake ha permesso a Intel di difendersi sul fronte delle prestazioni sui notebook e ad avere il più potente processore per desktop. Tuttavia, nonostante l’impiego di core ad alta efficienza, Alder Lake è stata una delle piattaforme Intel con i consumi più elevati di sempre, almeno durante le attività più impegnative: il Core i9-12900K arrivava a 241 W, l’attuale flagship di Intel sul desktop, il Core i9-14900K arriva a ben 253 W.
Lo scorso anno, infine, è arrivato Meteor Lake: doveva essere l’architettura della svolta, invece Meteor Lake ha cambiato tutto per non cambiare niente. Col senno di poi, si comprende perché durante tutte le presentazioni ufficiali in cui il CEO Pat Gelsinger ha parlato di Meteor Lake, abbia portato l’attenzione anche su Lunar Lake e sulla roadmap. Meteor Lake è il primo SoC di Intel realizzato unendo diversi chiplet, prodotti tra l’altro con nodi diversi, tra cui uno di TSMC, quelli che l’azienda chiama Tile. L’obiettivo? Migliorare l’efficienza e riportare i consumi a livelli tollerabili sui notebook, anche a scapito delle prestazioni. E infatti i notebook con Meteor Lake (cioè Core Ultra) hanno finalmente consumi e temperature inferiori rispetto alle precedenti generazioni nell’uso quotidiano, ma hanno anche prestazioni inferiori lato CPU rispetto alla generazione precedente quando vengono spinti, e consumi comunque elevati durante le attività più impegnative. L’unico aspetto dove Meteor Lake ha fatto un balzo avanti senza fare sacrifici è la GPU, che storicamente è sempre stata il punto più debole dei processori Intel.
Ora con Lunar Lake, l’intero chip – con la sola esclusione della tecnologia di packaging Foveros – sarà fabbricato da TSMC; in particolare la compute tile verrà realizzata sul nodo N3B, perché i nodi 20A e 18A di Intel non sono ancora pronti. Lunar Lake, a differenza di Meteor Lake, promette veramente di raggiungere il rapporto prestazioni/consumi di Apple Silicon, puntando non solo sull’efficienza, ma anche sulle prestazioni pure. La GPU poi fa il secondo balzo in soli due anni, raddoppiando le prestazioni rispetto a quelle già rispettabili di Meteor Lake, e il processore neurale raggiunge i 48 TOPS, rendendo i PC Intel che usciranno alla fine dell’anno compatibili con le specifiche richieste da Microsoft per la certificazione Copilot Plus. Non è tutto: l’altra grande novità riguarda le memorie, che per la prima volta su un chip x86 saranno saldate sul SoC, nei tagli da 16 e 32 gb; non si tratta di memoria unificata, ma permetterà comunque di migliorare prestazioni e di abbassare la latenza, e avrà una cache condivisa di 8 mb per migliorare ulteriormente le prestazioni. Siamo davanti a un’architettura di svolta per Intel e per il futuro del personal computer.
Due settimane fa ho scritto di come l’arrivo dello Snapdragon X Elite decreterà la fine, almeno sui notebook, dell’architettura x86. Ora Lunar Lake mette in discussione il senso stesso di questo nuovo Snapdragon: se veramente Intel riuscirà a fine anno a portare sul mercato un chip con lo stesso rapporto prestazioni/consumi di ARM, ma mentendo la compatibilità con quattro decenni di software scritto per x86, allora questo nuovo Snapdragon non avrà più vita facile, e Qualcomm dovrà correre ai ripari.
Ricordiamo però che nessuno ha ancora provato né l’uno né l’altro chip, e quindi sarà meglio aspettare la fine dell’anno per trarre delle conclusioni definitive: probabilmente ci saranno ambiti in cui Oryon andrà sarà migliore, vedi l’efficienza, e altri dove Intel potrà dire la sua, come le prestazioni o la potenza della GPU, per non parlare della compatibilità. Quella tra ARM e x86, rispetto a quanto era lecito aspettarsi prima dell’annuncio di Lunar Lake, sarà più una convivenza che una guerra, in cui ciascuno sceglierà il prodotto più adatto alle proprie esigenze.
Quel che è certo però è che Lunar Lake è una svolta, una ventata d’aria fresca, per il mondo PC, per Intel e per l’architettura x86. Finalmente Intel ha portato qualcosa di veramente nuovo e innovativo – così innovativo che a stento sembra un semplice chip x86 – e che sarà la base per le future generazioni di SoC progettati a Santa Clara.