Apple ha seriamente bisogno di un vero Mac Pro
Il Mac Pro che Apple ha in listino è un computer che ha le stesse prestazioni del compatto Mac Studio e non è in grado di competere con le migliori workstation basate su Intel o AMD. Apple Silicon, che ha rivoluzionato i notebook, mostra tutti i suoi limiti sul desktop.
Il Mac Pro è nei guai. Di nuovo. Quella del Mac Pro nell’ultimo decennio è stata una storia decisamente travagliata: per lungo tempo il Mac Pro era stato il computer flagship di Apple, la workstation nel senso classico del termine, un computer destinato ai professionisti e ai creativi che avevano bisogno di una soluzione flessibile e più potente di un normale iMac. Quel Mac Pro ha trovato posto ovunque, dalle stanze dei freelance fino a Hollywood; era la workstation definitiva adatta un po’ a tutti.
Poi nel 2013, all’apice del periodo in cui a Cupertino la funzione era sacrificata in funzione della forma e del design, uscì il Mac Pro a “cestino”, un cilindro così bello da lasciare a bocca aperta, ma così poco flessibile che, oltre a non essere espandibile – non aveva alcuno slot – Apple stessa non lo aggiornò mai, e cercò di tamponare la situazione rilasciando, nel 2017, l’iMac Pro.
Alla fine, nel 2019 l’azienda fece marcia indietro, rilasciando il Mac Pro più potente, flessibile, espandibile ed estremo di sempre. Una macchina completamente diversa da tutto quello che Apple avesse mai avuto, una workstation dedicata non tanto ai professionisti freelance o ai piccoli studi – per quelli l’iMac Pro era la scelta perfetta – ma ai grandi studi di produzione, aziende con budget elevatissimi, che lavorano su alcuni dei lavori più impegnativi al mondo nel campo della creatività; queste sono aziende che non comprano i computer - li prendono in leasing – e soprattutto non li usano per fare un po’ di tutto: ciascuna macchina viene messa a fare una sola cosa, e viene configurata su misura per quel singolo compito specifico. Quel Mac Pro era una macchina in grado di competere con le migliori workstation Windows sul mercato.
Con la transizione ad Apple Silicon però non era possibile mantenere questa architettura per il Mac Pro: una transizione che non toccasse tutti i prodotti in gamma non sarebbe stata sostenibile, poiché non è possibile chiedere agli sviluppatori di supportare due piattaforme simultaneamente sine die. Così, mentre tutti i computer in gamma hanno guadagnato moltissimo da questa transizione, soprattutto i portatili, il Mac Pro, quello che dovrebbe essere il computer di punta dell’azienda, ne è uscito decisamente con le ossa rotte.
Quando ancora sembrava certo un lancio nel 2022 del primo Mac Pro basato su Apple Silicon, tutti avevano previsto l’uscita di un M1 Extreme, formato dall’unione di 4 M1 Max, e c’è stato anche chi ha speculato sull’uscita di un sistema modulare, in cui più SoC sarebbero stati messi a lavorare in parallelo. Invece silenzio: nessun chip estremo, e nessun Mac Pro è stato presentato nel 2022. Così, quando alla WWDC 2023 c’è stato l’effettivo rilascio del prodotto, tutti sono rimasti delusi nel vedere che Apple si era limitata a costruire un Mac Pro con M2 Ultra, lo stesso identico chip del Mac Studio, con il solo vantaggio rispetto a quest’ultimo di essere espandibile grazie alla presenza degli slot PCIe. Peccato però che questi slot non siano per le schede video, che non sono supportate su Apple Silicon, e che la banda totale sia limitata a causa del chip M2 Ultra e che questa banda sia suddivisa su tutti gli slot.
Mac Studio vs Mac Pro: il secondo ha le stesse prestazioni di un piccolo cubetto, l’unica differenza sono gli slot di espansione
Da un lato è un bene che sia stata rilasciata questa macchina: il Mac Studio è perfetto per i professionisti del mondo della creatività, tuttavia per alcuni ambiti è troppo limitato a causa dell’assenza di slot, esattamente come il Mac Pro cilindrico del 2013, e l’attuale Mac Pro va a coprire proprio questa esigenza, tipica soprattutto dei grandi studi di produzione, che necessitano di schede audio, schede di acquisizione, storage velocissimo organizzato anche in RAID.
Dall’altro lato questo non è un Mac Pro degno del suo nome: non tanto per l’espandibilità - che è limitata ma comunque adeguata a una macchina che non fa uso di schede video esterne e che per come funziona ha la RAM saldata sul SoC – quanto per una questione puramente di prestazioni. Con soli 16 core ad alte prestazioni per la CPU e una GPU da 76 core che condivide lo stesso spazio sul SoC con gli altri componenti, questa macchina può competere con un PC di fascia alta, ma non con una delle migliori workstation Windows di Dell, HP e Lenovo, che hanno processori Intel da 56 core e AMD da 64, oltre a incredibili GPU Nvidia che sverniciano completamente la GPU del Mac Pro nella rasterizzazione, e la fanno sembrare un giocattolo nel ray tracing e nel machine learning. Anche il quantitativo di RAM è molto più elevato sulle workstation Windows, arrivando anche a diversi terabyte, così come era molto più elevato sul vecchio Mac Pro Intel, che arrivava a 1,5 terabyte di RAM: quello attuale si ferma a 192 GB, tanti ma non tantissimi.
Il Mac Pro supporta diverse schede di espansione PCIe, ma non schede video
Gli unici vantaggi di questa macchina rispetto alla concorrenza sono tre: la memoria unificata, che permette di allocare un quantitativo di memoria alla GPU impensabile su qualsiasi altra macchina; gli acceleratori integrati nel SoC, che permettono di svolgere con questa macchina compiti che su una workstation Windows richiederebbero un hardware molto più costoso; e le prestazioni con le app pensate e ottimizzate per girare su MacOS, che sono in realtà la principale ragione che spinge le aziende a prendere questa macchina rispetto alle soluzioni Windows: ci sono alcuni ambiti, come l’audio e il video, dove ancora oggi una macchina del genere è la soluzione definitiva e preferibile a qualsiasi altra per prestazioni, affidabilità, bassa latenza e stabilità; tuttavia bisogna ricordare che è pur sempre una nicchia in un mercato molto vasto.
Apple quindi ha bisogno di un vero Mac Pro, una macchina che possa garantire prestazioni che non facciano rimpiangere una potente workstation Windows, o almeno il vecchio Mac Pro, che per molti versi ancora oggi resta una macchina più completa e versatile di quello attuale. Se Apple vorrà mantenere la promessa fatta al suo storico pubblico di creativi con il Mac Pro del 2019, di non abbandonarli più come aveva già fatto più volte in passato, dovrà cercare un modo per realizzare un Mac Pro con Apple Silicon veramente performante, perché non a tutti basta un MacBook Pro.